Articoli di Roberto Carlo Russo
Elenco degli articoli pubblicati
Patologie Neuropsichiatriche Infantili
ADHD o Instabilità Psicomotoria
ADHD (Attention Deficit Hyperacttvity Desorder) o Instabilità Psicomotoria di Roberto Carlo Russo
Per definire un bambino con grande quantità di attività motoria i termini “instabile psicomotorio” e”ipercinetico” risultano quelli più diffusi e sicuramente più usati col significato di sindrome…
Allattamento a richiesta: biologia e processo di separazione-individuazione
La nascita è il primo passo del lungo processo di separazione: la separazione fisica dal corpo della madre, ma il bambino, abituato nel periodo gestazionale ad una unità inscindibile «Sé-madre», nonostante la separazione fisica vive ancora l’unione tra il Sé ed il non Sé (madre). La madre che ha rappresentato la fonte di vita
Attaccamento
Donald Woods Winnicott (1965) ha segnalato l’importanza e relativi effetti della Deprivazione Materna della Care nel corso del primo anno. Per una sana evoluzione Winnicott ha dato importanza a tre competenze materne: holding (contenimento), handling (manipolazione), object presenting (presentazione della realtà tramite gli oggetti e ha affermato che …..
Attività motorie specifiche (lancio, calcio, salto)
Le attività che il bambino usa di frequente nel gioco motorio con i coetanei o con l’adulto, permettono una specifica valutazione delle reali competenze motorie. Il loro studio ha portato ricche informazioni: uso degli schemi, loro coordinamento, velocità esecutiva, precisione del risultato, adeguamento della forza applicata …….
Autismo: Stress Evolutivo o Evoluzione Autistica?
Alle sindromi autistiche appartengono tutte quelle forme in cui il nucleo patogenetico, agente nei primi tre anni di vita, è costituito da un grave disturbo della comunicazione sostenuta da diverse cause ipotizzate: fattori organici, mutazioni genetiche, alterazioni metaboliche, carenze neurofunzionali, inadeguati modelli di riferimento, fattori ambientali che condizionano una difficoltà da parte dei modelli (anche potenzialmente adeguati) di rapportarsi alle caratteristiche neurobiologiche che si differenziano da una norma evolutiva.
Bisogni evolutivi del Bambino
Il comportamento del bambino è frutto di un lungo evolvere che, partendo da una base biologica, interagisce con le condizioni socio-culturali dell’ambiente in cui vive. L’adattamento comportamentale del bambino deve prendere in considerazione il fenomeno in atto e rapportarlo alle caratteristiche specie-specifiche ……
Condizionamenti sociali nel bambino
Dinamiche emozionali dell’atto motorio
Wallon (1932, 1956) nella sua pubblicazione sulle sindromi da insufficienza dell’organizzazione psicomotoria e sulle tipologie psicomotorie, ha dato importanza alla stretta correlazione tra il tono muscolare e le caratteristiche dell’individuo e relative variabili in rapporto alle situazioni…
Disgrafie
La scrittura è uno strumento di comunicazione scritta del lessico tramite una serie di segni convenzionali specifici e riconoscibili che vengono appresi tramite due modalità: una spontanea per gli stimoli apportati dalle immagini delle insegne pubblicitarie,
della stampa e della televisione…
Disprassia Evolutiva
Lo studio dell’evoluzione e organizzazione degli schemi motori nel bambino, con tutte le loro variabili che vanno dalla norma, alla variante della norma e alla patologia, vengono spesso non sufficientemente approfondite, valutate e considerate nella loro espressività ludica e in rapporto a differenti tipi di organizzazione motoria…
Disturbi Motori
Da questo gruppo di disturbi riteniamo importante non includere e differenziare numerose patologie neuropsichiche nelle quali il tipo di lesione o malformazione o disfunzione del sistema nervoso centrale definisce in modo specifico il morbo o la sindrome stessa…
Evoluzione dei processi attentivi
Una condizione essenziale per l=individuo umano e comune a tutti gli animali, è la possibilità di valutare gli stimoli ambientali per potere scegliere il comportamento più adeguato alla situazione in base alle proprie esperienze…
Evoluzione dell’Atto Motorio
La progressione degli infiniti atti motori possibili si realizza in tre livelli evolutivi: il coordinamento, il processo di inibizione alla diffusione dello stimolo e l’integrazione somatica …….
Gioco Simbolico e Produzione Fantasmatica in terapia psicomotoria
Winnicott è l’autore che ha portato nuove concezioni sui significati del gioco simbolico, affermando e sottolineando l’importanza di “quell’area intermedia” dove ciascun individuo può “giocare” le proprie progettualità…
Il significato dell’intervento psicomotorio e il setting
La diagnosi e la terapia vanno affrontate nell’ottica del problema bambino-ambiente, l’intervento infantile impostato in un’ottica centrata esclusivamente sul bambino ha fatto il suo tempo dal punto di vista scientifico…
Il supporto ai modelli di riferimento evolutivo
Nei nostri servizi frequentemente risulta difficile agganciare in modo sufficientemente
efficiente le figure genitoriali per sensibilizzarle all’inizio di una terapia per il bambino e alla
necessità di un loro supporto per i problemi educativi…
Insufficiente Inibizione Motoria
La progressione degli infiniti atti motori possibili si realizza in tre livelli evolutivi: il
coordinamento, il processo di inibizione alla diffusione dello stimolo e l’integrazione somatica…
Maldestrezza
Nel corso evolutivo l’apprendimento di nuovi schemi motori, assume il significato di rendere sempre più vantaggiosa e competitiva la propria attività…
Modelli evolutivi
L’analisi dei fattori elencati personali e sociali dei modelli, ci avverte della complessità di questa valutazione, pertanto, pur cosciente delle difficoltà, ho ritenuto importante procedere nella ricerca, prevedendone i limiti e la complessità e, ben lungi da volere etichettare e colpevolizzare le figure, solo sostenuto dallo studio per la conoscenza …..
Orientamento della personalità infantile
I risultati dell’interrelazione tra le caratteristiche di un genitore e le risposte comportamentali del bambino mi hanno stimolato a ricercare le tipologie di orientamento della personalità infantile di più frequente riscontro…
Sindromi d’interesse psicomotorio
Mi sembra indispensabile far precedere alla trattazione della patologia la definizione di quel periodo di vita che possiamo chiamare psicomotorio, in cui le modalità di essere dell’individuo sono dominate da un’unicità espressiva di stati e livelli emozionali e di comportamenti motori…
Processo di lateralizzazione e dislateralizzazione
La ricercatrice australiana Lesley Rogers (1970), studiando i polli ha scoperto che la lateralizzazione è comune a tutto il regno animale. Altri autori hanno riscontrato nei mammiferi la predominanza d’interesse visivo di un emi-spazio rispetto al controlaterale…
Sindrome da Scarsa Fiducia del Sé
È frequente il riscontro, di norma all’inizio delle elementari, di segnalazioni da parte degli insegnanti di bambini timidi, particolarmente riservati, richiedenti eccessivo aiuto, che tendono a perdersi per modeste difficoltà e…
Storia della Psicomotricità
Questa relazione si basa in parte sulla pubblicazione del 2001 frutto di un approfondito studio fatto dal Dr. Franco Boscaini sulla genesi della Psicomotricità
Learn MoreNeurofeedback Neuroptimal
Neurofeedback Dinamico non lineare NeurOptimal®
Il neurofeedback dinamico non lineare NeurOptimal® è uno strumento di benessere (non un dispositivo medico) che allena il cervello a funzionare in maniera ottimale, facilitando nuovi processi adattivi.
La vita che si conduce, spesso costellata da situazioni stressanti, sfide, difficoltà lavorative e scolastiche ma anche complesse situazioni relazionali, ci porta in maniera difensiva ad attivare meccanismi che inizialmente sono utili per gestire le situazioni nell’emergenza, ma nel lungo periodo si dimostrano non più efficaci ad affrontare gli eventi della vita. Ci si trova bloccati e irrigiditi in situazioni dalle quali non si riesce ad uscire, incapaci di riattivare le proprie risorse.
NeurOptimal® fornisce un training che stimola il cervello in modo naturale, non invasivo e senza effetti collaterali ad essere più presente e più efficace in ogni momento, stimolando funzioni cerebrali sane e riattivando le nostre capacità.
L’effetto è una mente più aperta, positiva e flessibile, in cui gli ostacoli e i problemi sono più gestibili poiché si è allenato il cervello a sfruttare il proprio potenziale in maniera maggiormente integrata.
Questo allenamento porta ad una miglior gestione dello stress, all’aumento del benessere psicofisico, delle abilità e delle performance di adulti, adolescenti e bambini.
COME FUNZIONA?
La persona durante una sessione di neurofeedback è seduta comodamente su una poltrona, con dei sensori posizionati sul cuoio capelluto, mentre ascolta della musica rilassante.
Il Neurofeedback Dinamico Neuroptimal® allena il funzionamento cerebrale ad auto-regolarsi attraverso l’udito. La musica e alcune sue brevi interruzioni sono i vettori mediante i quali il software agisce.
Il nostro cervello produce un’attività elettrica che viene rilevata da questi sensori e visualizzata su un monitor in tempo reale come se osservassimo ad uno specchio le variazioni della nostra attività e utilizzassimo tali informazioni per modificarle a nostro personale vantaggio e soggettivo benessere.
Grazie ad uno specifico algoritmo, il software NeurOptimal® analizza le informazioni ed individua quelli che vengono chiamati: eccessi di variabilità interna e li segnala attraverso l’interruzione della musica che la persona sta ascoltando. Essendo l’individuo umano molto sensibile alla coerenza della melodia, l’interruzione viene percepita come qualcosa che disattende le aspettative. Quindi questo segnale diventa un feedback che informa il cervello di una sua eccedenza, stimolandolo gradualmente a riorganizzarsi. Questo porta a una diminuzione degli eccessi di variabilità interna e favorisce un processo di autoregolazione che aumentando la flessibilità.
PERCHE’ UTILIZZARLO?
Per migliorare:
- La qualità della vita, le prestazioni, la padronanza e la sicurezza in ambito lavorative, scolastico, sportivo e artistico
- La gestione dello stress e il rilassamento
- Gli stati di affaticamento e stanchezza
- La gestione del sonno
- La proattività, la flessibilità, l’attenzione e l’autostima
- Il livello di apprendimento, concentrazione, risoluzione dei problemi
CHI PUO’ USARLO?
Il Neurofeedback Dinamico non lineare Neuroptimal®, può essere usato ad ogni età e non ci sono patologie interferenti all’utilizzo.
Il neurofeedback dinamico non lineare è riconosciuto (Ottobre 2018) dalla Food and Drug Administration americana come “general wellness”, cioè come generale strumento di benessere.
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Dinamiche emozionali dell’atto motorio
Roberto Carlo Russo
Wallon (1932, 1956) nella sua pubblicazione sulle sindromi da insufficienza dell’organizzazione psicomotoria e sulle tipologie psicomotorie, ha dato importanza alla stretta correlazione tra il tono muscolare e le caratteristiche dell’individuo e relative variabili in rapporto alle situazioni.
Ajuriaguerra (1950, 1974, 1978, 1962) ha riaffermato l’importanza del significato della variabilità del tono muscolare secondo l’accezione di Wallon e differenziato i tipi psicomotori in rapporto a quello che ha chiamato «dialogo tonico» sottolineandone l’importanza nella relazione con l’altro. Il significato del dialogo tonico è stato poi riconosciuto da numerosi autori tra i quali possiamo citare: Stambak (1963), Bergès (1964), Vayer (1971), Lapierre e Aucouturier (1975)
I valori emozionali del vissuto delle esperienze si esprimono in cariche gratificanti o frustranti e più spesso in un commisto delle medesime con la prevalenza di un tipo sull’altro. Questo meccanismo costituisce il «motore» essenziale dello sviluppo, stimolante o inibente, che permette di affrontare nuove esperienze o che riporta alle situazioni già note e meno impegnative.
L’interesse per il complesso gioco delle dinamiche emozionali che influenzano e determinano le modalità d’essere del bambino mi hanno indirizzato (1980-1984) ad approfondirne lo studio che ha dato esito alla ricerca di cui riporto le parti più significative.
L’ipotesi di partenza è stata lo studio, nell’attività motoria volontaria, delle correlazione tra le cariche emozionali del desiderio, dell’azione e del risultato. La ricerca è stata effettuata su 20 bambini normali, compresi tra il mese di vita ed i 7 anni, e 44 bambini affetti da patologie neuropsichiatriche varie, seguiti con video registrazioni per un arco di tempo di cinque anni. La presenza di dati ricorrenti, nei diversi soggetti e alle medesime età di maturazione, hanno suggerito la stesura del primo schema generale sulle dinamiche emozionali legate al desiderio, all’azione e al risultato (fig. 1).
Nei primi mesi di vita il bambino normale risponde alle sensazioni di malessere con il pianto, che richiama l’adulto per la soddisfazione dei bisogni vitali. All’insorgere del bisogno vi è un cambiamento, rispetto all’omeostasi biologica preesistente, che determina la risposta del pianto per richiamare l’adulto al superamento della frustrazione.
Questa modifica di potenziali energetici, la cui conseguenza è una sensazione particolare che chiamo emozionalità, partendo da livelli primitivi, si arricchisce di sensazioni specifiche correlate alle nuove esperienze.
Nelle primissime fasi della vita, il bisogno e la relativa risposta biologica (pianto) determinano un’emozionalità di tipo primitivo in cui la sensazione del momento d’insorgenza del cambiamento dell’equilibrio non sembra differenziata dalla sensazione determinata dalla risposta del bambino. Nei primi mesi di vita il bambino non mostra, tramite l’attività motoria o con espressioni mimiche, di avvertire la differenza tra i due momenti (stimolo e risposta); sembra che lo stimolo legato al bisogno sia o d’intensità sufficiente a dare la risposta oppure sia d’intensità sub-liminare tale da non dare esito al processo. Le ipotesi più recenti (Berthoz, 1997) affermano la plurisensorialità e contemporaneità dei processi neurologici del movimento.
Tali situazioni si verificano nelle risposte a stimoli vitali (fame, freddo, evacuazione, ecc.), ma anche a seguito di stimoli esterni che innescano risposte motorie. Se prendiamo in considerazione il riflesso di Moro, si potrà notare che il bambino assumerà una mimica particolare non allo stimolo, ma solo dopo la risposta in estensione, manifestando il suo stato emozionale tramite un atteggiamento di stupore (bocca semiaperta e occhi sbarrati) per circa 1 o 2 secondi, per poi reagire con il pianto.
In questo caso la sensazione vestibolare e quella propriocettiva, data dalla brusca estensione degli arti superiori ed inferiori determinate dalla improvvisa modifica del capo rispetto all’asse del tronco, appaiono unite in un unico stato emozionale che potrà differenziarsi nei due momenti stimolo e risposta solo in altre attività in fasi evolutive più avanzate.
Partendo da questi patterns (schemi) primitivi e tramite il ripetersi di essi ed il concatenarsi di nuove acquisizioni neuromotorie, il bambino sperimenta un vissuto emozionale che impronta delle tracce a livello cerebrale. In questo processo l’adulto apporta stimoli privilegiati (sguardo, voce, contatto corporeo, manipolazione, dondolamento, odore del latte, sensazioni visive) che impostano tracce associate alle sensazioni esperite, costituendo così un sistema funzionale complesso costituito dallo stimolo, dalla risposta motoria, dalla propriocettività, dalla emozionalità (sistema limbico) e dalle sensazioni associate di origine materna.
Per l’intervento di questo processo associativo tra l’emozionalità legata ai bisogni e gli stimoli esterni, si verifica un effetto impronta per cui il bisogno viene concatenato agli stimoli ambientali e questi vengono progressivamente riconosciuti come fornitori di determinate emozionalità. Al ripresentarsi degli stimoli ambientali, il bambino riprova l’emozionalità legata alla soddisfazione del bisogno e permane nell’attesa della sua reale soddisfazione. In fasi evolutive successive, con il ripetersi di questi stimoli ambientali, insorgono nel lattante il desiderio e l’attesa della soddisfazione del bisogno.
Nel corso del terzo mese il bambino, alla vista della mammella o del biberon, inizia a manifestare un atteggiamento mimico di particolare attenzione, al quale segue dopo 1 o 2 secondi un movimento degli arti. Si evidenzia così, per progressiva differenziazione, un livello emozionale legato al desiderio, separato dalla scarica motoria. Ho chiamato l’emozionalità legata al desiderio emozionalità di primo livello.
Verso il quarto mese, quando il lattante ha imparato a riconoscere alcuni oggetti familiari, alla vista di uno di questi evidenzia prima una immobilità per qualche secondo, con mimica che traduce particolare attenzione, quindi può presentare un abbozzo di sorriso oppure un rilasciamento della muscolatura mimica, precedentemente espressa nella maschera attentiva. Solo dopo circa 2 secondi (tempo di reazione) compariranno dei movimenti delle mani (tempo motorio) che evidenzieranno l’iniziale atto indirizzato all’«oggetto del desiderio». Questo comportamento dimostra come l’emozionalità del desiderio sia, a questi livelli, separata dall’azione e sembri servire da «molla» per agire il desiderio.
Nel periodo di comparsa del desiderio, le figure parentali, gratificate per queste manifestazioni, realizzano o facilitano la soddisfazione del desiderio, rinforzando con la propria emozionalità quella del bambino. Con il passare dei mesi, man mano che aumentano le capacità motorie e cognitive (e di logica conseguenza anche i desideri), l’ambiente inizia a porre dei limiti alle possibilità di realizzazione dei desideri. Se uno stesso desiderio viene provato diverse volte senza soddisfazione, possiamo osservare che l’emozionalità tende ad aumentare in proporzione alla permanenza del desiderio. Ciò è facilmente deducibile dall’aumento della partecipazione mimica e gestuale, ma se il desiderio continua a non essere realizzato, si nota una progressiva diminuzione dell’intensità dell’emozionalità fino alla rinuncia del desiderato ed eventualmente ad una sostituzione di questo con un nuovo desiderio.
In tal modo l’ambiente, già a questo livello, può notevolmente influenzare, tramite i rinforzi e le limitazioni, il vissuto e le potenzialità del bambino. Ho chiamato l’emozionalità provata durante l’azione emozionalità di secondo livello; questa è costituita dai comandi motori e dalle sensazioni propriocettive per l’azione. Ogni azione, già sperimentata, viene associata all’emozionalità legata alle esperienze similari precedentemente vissute.
Ho potuto notare che una bambina di due anni, a causa di una precedente caduta su un gradino, ogni volta che affrontava il gradino incriminato mostrava una particolare cautela e l’atto motorio necessario per il superamento del gradino veniva effettuato come se il gradino fosse più alto del reale. Ciò non avveniva quando affrontava altri gradini, nello stesso ambiente e della stessa altezza, rispetto ai quali non vi era stata una esperienza frustrante. Ne risulta che l’emozionalità esperita nell’azione è costituita dalla somma e tipo di esperienze similari precedenti e dai relativi vissuti.
Le figure parentali, con il loro atteggiamento valutante o svalutante, permissivo o coercitivo, autonomizzante o iperprotettivo, influenzeranno la fiducia del sé nella conquista autonoma del proprio desiderio. Il bambino con le proprie potenzialità, spinto dal desiderio, dovrà confrontarsi con le limitazioni ambientali e da ciò deriverà la lotta per la conquista del desiderato. Più intenso sarà il desiderio e più intenso sarà l’impegno per la sua realizzazione e parimenti sarà intensa l’emozionalità legata all’azione. L’azione realizzerà un risultato, emozionalità di terzo livello, che confrontato con il desiderio darà gratificazione o frustrazione a seconda della valutazione data.
Quattro fattori influenzano questa emozionalità: la reale soddisfazione del desiderio agito; l’impegno per l’azione (più difficoltosa sarà e più intensa sarà l’emozionalità); la valutazione individuale del risultato; la valutazione data dall’ambiente al risultato ottenuto dal bambino. Il fine gioco di questi fattori darà al bambino il significato di prevalente gratificazione o di prevalente frustrazione.
La spinta ad agire, sostenuta dal desiderio (emozionalità di primo livello), permetterà il passaggio all’azione (emozionalità di secondo livello) ed alla realizzazione del desiderato (emozionalità di terzo livello), dando una fiducia del sé, intesa come potenzialità ad essere autonomo. I due cardini, spinta ad agire e fiducia del sé, interdipendenti e autorinforzantesi, sostengono la ricerca continua di nuove possibilità di essere e di conoscere, quindi rappresentano le due forze della spinta evolutiva (fig.1)
Fig. 1
La progressione delle esperienze apporta nuove emozionalità nel continuo confronto tra i propri desideri e i condizionamenti ambientali, ma non sempre il confronto con il reale permette di cimentarsi in una lotta per le nuove conquiste, vuoi per cause di patologia individuale, vuoi per serie limitazioni ambientali alla spinta evolutiva. In questi casi l’individuo, sentendo troppo oneroso lo sforzo evolutivo, può effettuare una momentanea rinuncia che tende a riportarlo ad una ricerca di dipendenza e di regressione a seguito di uno stato depressivo, in quanto la rinuncia evolutiva contrasta con la spinta biologica. È un rifugio verso esperienze note di sicurezza, che innestano una diminuzione attentiva verso l’ambiente, una tendenza alla chiusura e una diminuita disponibilità motoria e cognitiva. Da questa fase regressiva, per la insita spinta vitale verso l’evoluzione, si passerà a nuovi e modificati desideri evolutivi.
Per contro, se il bambino sceglie la lotta per la propria autonomia, affronterà l’ignoto per la conquista della propria indipendenza. Il livello emozionale sarà esaltato, aumentata l’attenzione all’ambiente e massima la disponibilità motoria e cognitiva. Se il risultato sarà gratificante, si rafforzerà la fiducia del sé e la spinta ad agire; se il risultato sarà frustrante, potrà esserci un ripiego momentaneo verso la rinuncia o la ricerca di nuovi adattamenti (fig. 2).
Fig. 2
Da quanto sopra esposto, risulta comprensibile come queste dinamiche emozionali costituiscano l’essenza dei vissuti che influenzeranno le modalità relazionali nelle future esperienze.
I valori di queste emozionalità assumeranno particolare significato nelle diverse fasi di sviluppo. Il vissuto che ne consegue potrà essere adeguato alle reali potenzialità del bambino, oppure le esperienze, tipiche di quella determinata fase di sviluppo, potranno essere scarsamente pregnanti o vissute in una distorsione rispetto alla realtà. Il fine gioco di queste dinamiche emozionali nelle diverse fasi evolutive assumerà particolare ed importantissimo valore nel processo terapeutico.
Bibliografia essenziale
Ajuriaguerra J. (De) et coll.(1950) Tonus et types psychomteurs. Actes du Premier Congrès Intern. d=Anthropologie Différentielle.
Ajuriaguerra J. (De) (1974) L=organisation psychomotrice et son troubles. pp. 237-295, Masson, Paris.
Ajuriaguerra J.(De) (1978) Ontogéneèse de la motricité. In Hécaen H., Jeannerod M. (a cura di). Du côntrol moteur à l=organisation du geste. Masson, Paris.
Ajuriaguerra J. (De) (1962) Le corps comme relation. Rev. Suisse Psychol. Pure Appl., 27, pp. 137-157.
Bergès J. (1964) Les données fournies par l=éxamen clinique du tonus. Perspectives Psych., 6.
Berthoz a. (1997) Il senso del movimento. Tr. It. (1998), McGraw-Hill, Milano.
Lapierre A., Aucouturier B. (1975) La symbolique du mouvment, EPI, Paris.
Russo R.C. (1985) Le dinamiche emozionali dell’atto motorio. Pratica Psicomotoria, 3, 18-23.
Russo R.C. (1988). Le dinamiche emozionali dell’atto motorio. In: La diagnosi in psicomotricità. Casa Ed. Ambrosiana, Milano, 1-9.
Russo R.C. (2000) Le dinamiche emozionali dell’atto motorio, in: Diagnosi e terapia psicomotoria. Casa Ed. Ambrosiana, Milano, 18-23.
Stambak M. (1963) Tonus et psychomotricité dans la prémière infance. Delachaux et Niestlé, Neuchátel.
Vayer P. (1971) Le dialogue corporel, Doin, Paris.
Wallon H. (1932) Sindromes d=insuffisance psycho-motrice et types psichomoteurs. Annales Méd. Psychol., 4.
Wallon H. (1956) Importance du mouvement dans le développement phychologique de l=enfant. Enfance, 9, 1.
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